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Quando si parla di dipendenze da internet, tutti o quasi sanno di cosa si tratta, il fenomeno infatti è di forte attualità, quel che è interessante è invece il meccanismo che gli esperti del settore hanno analizzato, che evidenza una similitudine tra la dipendenza da sostanze e dipendenza dall’uso di device tecnologici.

 

E’  stato infatti rilevato che si attiva in questa circostanza lo stesso meccanismo neurobiologico: il circuito di ricompensa “reward”. In particolare, alcuni esperti, paragonano l’effetto che provocano sul cervello le notifiche, o più in generale gli stimoli emessi dai vari device, a quelli emessi da una slot machine, con lo stesso potere additivo. Internet si sviluppa ad una velocità incredibile, superiore a quelli che sono i tempi biologici: i cambiamenti sono rapidi e modellati intorno a stili di vita sempre mutevoli. Le sfide che tutti noi quindi dobbiamo affrontare, sia che siamo comuni cittadini, genitori o ricercatori, sono rese estremamente difficili dalla velocità dei cambiamenti e dalle problematiche connesse.
Tutto accade in modo estremamente veloce ed oramai ci stiamo abituando a questo tipo di velocità. I nostri tempi di risposta alle mail, i tempi di consegna degli acquisti online, i tempi di attesa tra una comunicazione e l’altra attraverso i messaggi, si sono fortemente ridotti. Abbiamo perso completamente l’abitudine ad aspettare, a tollerare la frustrazione derivante da qualsiasi tipo di attesa.
Il problema della dipendenza da Internet ,in qualche modo, coinvolge tutta la società, non riguarda solo il soggetto con la patologia specifica, per il semplice fatto che tutti utilizziamo ampiamente questi strumenti e che probabilmente lo faremo in futuro per un tempo sempre crescente e in un numero di contesti sempre maggiore.

Siamo tanto coinvolti dal mondo virtuale perché facilmente accessibile, stimolante nei contenuti, spesso gratuito, ma soprattutto ci semplifica la vita. Il prezzo che paghiamo però è di tipo sociale, dato che ci priviamo del tempo che dovrebbe essere dedicato all’allenamento delle nostre competenze sociali. in particolare i ragazzi sono sempre meno in grado di rapportarci vis a vis con i loro coetanei, provando spesso un profondo senso di imbarazzo nell’esprimere le loro emozioni, non avendone l’abitudine, con conseguenti serie difficoltà nei rapporti interpersonali.
Il problema si sposta perciò dalla dipendenza da Internet al tema della tolleranza alla frustrazione relazionale, alla necessità quindi di creare situazioni di condivisione che ci consentano di migliorare le nostre competenze sociali. Siamo esseri sociali ed abbiamo un profondo bisogno di relazioni che nella vita reale non sempre sono disponibili. In un passato vicino creavamo dentro di noi una rappresentazione stabile del legame e riuscivamo a tollerarne la temporanea assenza, oggi, andando sempre più nella direzione della connessione costante online, non tolleriamo la frustrazione dell’attesa.

Il mondo virtuale ovviamente però non appaga completamente il nostro reale bisogno di legame e siamo portati a ripetere infinite volte la ricerca di contatti, l’attesa del Like, forzandoci a tornare ripetutamente al controllo del telefono, trascurando quello che accade intorno a noi.
Il meccanismo di ritorno compulsivo al device è paragonabile a quello che alimenta il gioco d’azzardo patologico: il gesto di controllo e di tornare continuamente all’oggetto tecnologico, ci procura una gratificazione temporanea ed immediata, riempiendo i momenti di noia. Questi momenti sono invece necessari, per gli psicologi, a renderci consapevoli di noi, “escludendoli, staremo male senza sapere il perchè, vivremo forti pulsioni senza collegarle ad altri aspetti della nostra vita".

Gli esperti del settore dicono che Il problema nel nostro Paese è ancora sotto la soglia della reale emergenza, dove, in altre realtà tecnologicamente più avanzate, come ad esempio la Corea, è già emergenza sanitaria da anni.

 

Prof.ssa Simona Durante
Vice Preside